Tag: Museo ebraico di Roma

Un amore Capitale.

Un amore Capitale.

Salvatore Fornari e Roma. di Silvia Haia Antonucci*   

Recensione di Marco Brunazzi**


Il bel libro di Silvia Haia Antonucci, responsabile dell’Archivio storico della Comunità Ebraica di Roma, è un nuovo e interessante contributo per la messa in luce di quell’immenso patrimonio di storia e di memorie della più antica comunità ebraica d’Italia, quella di Roma.

Si tratta infatti di una monografia dedicata a Salvatore Fornari, orafo e argentiere, ma anche eclettica figura di artista, fotografo, collezionista e intellettuale del Novecento, che fu tra i protagonisti della fondazione (1960) del Museo Ebraico di Roma e suo primo Direttore. La ricerca spazia quindi dalla biografia personale alla ricostruzione degli ambienti e delle atmosfere nelle quali Fornari visse, grazie anche al bell’apparato iconografico che arricchisce il volume. Molto stimolante anche l’appendice di interviste, mentre di particolare efficacia risulta la introduzione di Anna Foa.

Questo lavoro di Silvia Haia Antonucci si segnala però anche per il contributo che arreca alla più approfondita conoscenza di quello che fu il mondo degli ebrei italiani a partire dagli anni dell’Unità nazionale e per buona parte del Novecento.

Una conoscenza che purtroppo non ha mai fatto parte della memoria diffusa e di senso comune tra gli italiani, dove invece mai del tutto scomparsi e sotto traccia continuano ad allignare pregiudizi d’antica matrice antiebraica o addirittura, più o meno camuffati di “antisionismo”, antisemiti.

Eppure, se si guarda all’apporto degli ebrei al Risorgimento nazionale e soprattutto alla rapida e profonda integrazione che ebbe luogo nei primi decenni successivi, si comprende appieno il senso di quell’acuta osservazione che fece Arnaldo Momigliano. E cioè che gli ebrei rappresentavano, nel processo unificatore, una regione senza territorio, ma certamente equivalenti alle altre regioni i cui abitanti, divenendo italiani, non per questo perdevano il senso della loro identità locale originaria. E in effetti, l’intera storia degli ebrei italiani, dal Risorgimento al 1938, non si può non leggere che in questo modo. Uno straordinario caso di profondissima integrazione nazionale, sociale, culturale, affettiva, che nondimeno preservava, con discrezione e costanza, il nucleo dell’antica e mai dismessa identità.

Il paradosso della coscienza collettiva diffusa italiana è quello di non avere mai del tutto acquisito la consapevolezza di quella vicenda storica, né, dopo, dei mutamenti intervenuti. Infatti, è evidente che quella storia esemplare e onorevole subì una drammatica cesura con l’introduzione delle ignobili leggi razziali (cioè antiebraiche) nel 1938. A quella seguirono gli anni dell’orrore della Shoah e poi ancora, ovviamente su altro e positivo piano, la nascita dello Stato di Israele. Si vuol dire insomma che dopo quei tre eventi capitali, la riflessione degli ebrei italiani su se stessi e la loro identità non poteva non mutare e che quel tormentato e intenso dibattito continua ancora.

Il superficiale e autoconsolatorio approccio che in termini di opinione pubblica e divulgazione storica continua invece a prosperare tra gli italiani non ebrei è anche frutto di questa scarsissima conoscenza storica, del “prima” come del “dopo”.

Con gli ebrei d’Italia essi hanno convissuto per secoli e, come a Roma, addirittura millenni. Con l’unificazione nazionale sono cadute le norme discriminatorie e restrittive e gli ebrei hanno condiviso senza problemi luoghi, funzioni, impieghi, lavori e ogni aspetto della vita culturale e civile. Hanno condiviso vicinati e compagni di banco e di pianerottolo, dividendosi, come tutti gli italiani, in ogni possibile varietà di posizioni politiche e scelte ideali. Ma ciononostante, allo scoccare del fatale 1938, si stenta a rintracciare, pur nelle condizioni di conformismo coatto che il fascismo a tutti imponeva, un pur minimo ma significativo moto personale, se non collettivo, di protesta o almeno di disagio critico capace di dare un segno percepibile che non fosse il celato mormorio e il borbottio privato.

Ma anche dopo, il lavoro ingrato e penoso che gli ebrei italiani hanno compiuto su se tessi per darsi ragione dell’accaduto e per trovare posizioni corrispondenti all’evoluzione storica, inevitabilmente con una revisione critica dei presupposti identitari sino allora mantenuti, è stato e poco compreso e per nulla ricollocato in un processo di autocoscienza storica della comunità nazionale.

Eppure, la storia di un ebreo italiano e romano come Salvatore Fornari, che ebbe la ventura di vivere quasi per intero l’arco del secolo (1900-1993), riassume, pur nelle peculiarità personali, quella intera vicenda, che è storica e culturale insieme.

Ecco perché il libro della Antonucci su Salvatore Fornari è di grande utilità. Perché, al di là dei meriti di una ricerca storica di eccezionale e originale valore, dà conto di una vicenda umana e culturale esemplare.

Non può non commuovere ancora leggere, tra le poesie in romanesco di Fornari, versi come questi:Quinni se domannate a li romani / de riparlà er dialetto de Pasquino / eccheme qui: comincio da domani (Romanesca, 1978). E riflettere allora su quale patrimonio di sentimenti e di affetti (per non parlare di quello storico e sociale) una piccolissima minoranza come quella ebraica (solo l’1 per mille, aveva sentenziato Mussolini per giustificarne l’esclusione da pubblici uffici e professioni) ha lasciato a tutti gli italiani, di ieri ma anche di oggi e, si spera, di domani.

Marco Brunazzi
** Vicepresidente dell’Istituto di Studi Storici Gaetano Salvemini di Torino e docente di Storia Contemporanea presso l’Università degli Studi di Bergamo.  

Articolo pubblicato su : “HaKeillah“. Bimestrale ebraico torinese. Organo del Gruppo di Studi Ebraici. 

Silvia Haia Antonucci* “Un amore Capitale. Salvatore Fornari e Roma“, Esedra editrice, Padova, 2014, € 19




Condividi con:
Mostra su Rav Elio Toaff z”l

Mostra su Rav Elio Toaff z”l

Assessorato alle Attività culturali della Comunità Ebraica di Roma

Fondazione Elio Toaff

Museo Ebraico di Roma

 Shalom Moreno!

Documenti inediti e scritti privati

dall’archivio di Rav Toaff z”l

a cura di Lia Toaff e Serena Di Nepi

La Comunità Ebraica di Roma e la Fondazione Elio Toaff

invitano a ricordare il Maestro

giovedì 30 aprile 2015, ore 17,00

Museo Ebraico di Roma

Largo Stefano Gaj Tachè (Tempio), 00186 Roma

(ingresso via Catalana)

Con il contributo di Banca Popolare di Vicenza

La mostra,

nella quale è esposto anche materiale proveniente dal Fondo Toaff e dall’Archivio Fotografico dell’ASCER,

resterà aperta fino al 30 settembre 2015
Dott.ssa Silvia Haia Antonucci, Responsabile dell’Archivio Storico della Comunità Ebraica di Roma (ASCER)

Condividi con:
Un amore Capitale.Salvatore Fornari e Roma

Un amore Capitale.Salvatore Fornari e Roma

“Un amore Capitale.Salvatore Fornari e Roma”

 

Silvia Haia Antonucci 



  Giovedì 29 maggio 2014, ore 17,30 – Museo Ebraico di Roma

 COMUNICATO STAMPA

La II edizione del Segnalibro, iniziativa promossa dall’Associazione culturale Progetto Arkés e fortemente sostenuta dalla Banca Popolare del Frusinate – evento organizzato in collaborazione con il Dipartimento Beni ed Attività Culturali e l’Archivio Storico della Comunità Ebraica di Roma, il Museo Ebraico di Roma, il Centro di Cultura Ebraica, l’Associazione Daniela Di Castro, con il patrocinio di Roma Capitale, Provincia di Roma e Regione Lazio – è stata assegnata a Silvia Haia Antonucci autrice del volume: Un amore Capitale.Salvatore Fornari e Roma. Edita dalla Esedra, l’opera è stata inserita nella collana di studi ebraici Toledot.

La cerimonia di premiazione avverrà a Roma, presso il Museo ebraico, il 29 maggio p.v. alle ore 17,30 e vede la partecipazione delle più alte autorità della Comunità ebraica, dei rappresentanti delle istituzioni locali e nazionali.

I lavori saranno aperti dal Rabbino Capo, Riccardo Shmuel Di Segni, e dal presidente della Banca Popolare del Frusinate, dr. Carlo Salvatori. A presiedere l’evento sarà Rita Padovano, Presidente dell’Associazione culturale Progetto Arkés.
L’evento si inserisce nel solco della decennale attività dell’Associazione volta a sostenere i giovani.

Il libro, inedito, è il frutto dello sviluppo, rielaborazione e aggiornamento di un lungo studio condotto dall’autrice. Una storia positiva che contribuisce ad arricchire la conoscenza di un popolo presente nella città di Roma da più di ventidue secoli, le cui vicende celano episodi ancora sconosciuti, come il caso di Salvatore Fornari e la sua partecipazione alla vita culturale dell’epoca. L’intento è quello colmare questo gap evidenziando il contributo dato dagli ebrei nella produzione artistica della città di Roma dall’Emancipazione all’Unità d’Italia fino agli inizi degli anni Ottanta del Ventunesimo secolo. Un saggio di eccellenza che la Esedra Editrice ha voluto inserire nella collana di studi ebraica Toledot.

Nel corso dell’iniziativa saranno proiettate immagini del Fondo Fornari conservato nell’Archivio Storico della Comunità Ebraica di Roma. A Silvia Haia Antonucci sarà consegnato un segnalibro, opera del maestro Giovanni Raspini.

All’incontro partecipano: Gianni Ascarelli (Assessore del Dipartimento Beni ed Attività Culturali della Comunità Ebraica di Roma); Flavia Barca (Assessore alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica di Roma Capitale); Michela Di Biase (Presidente della Commissione Cultura di Roma Capitale); Fabio Bellini (Vice Presidente della Commissione Affari costituzionali e statutari della Regione Lazio); Lizica Mihut (Presidente del Consiglio Accademico dell’Università “A. Vlaicu” di Arad-RO); Sergio Mattarella (Giudice della Corte Costituzionale).

I tratti di Salvatore Fornari sono tracciati da Cesare Terracina (storico dell’arte); Anna Foa (Sapienza Università di Roma, cattedra di Storia moderna e contemporanea); Claudio Procaccia (Direttore del Dipartimento Beni ed Attività Culturali della CER); Alberto Di Castro (Presidente dell’Associazione Daniela Di Castro).

“Il merito di questo volume – ha dichiarato Rita Padovano – sta nell’aver riportato alla luce la figura di Fornari, ma anche gli ambienti e gli anni in cui egli è vissuto, anni che attraversano la più ampia e tragica storia degli ebrei durante il Novecento. Tutto questo è stato possibile grazie al management della Banca Popolare del Frusinate, il Presidente, Carlo Salvatori, il Presidente Domenico Polselli, il Direttore Generale, Rinaldo Scaccia, il Consiglio di Amministrazione e la Commissione Marketing dell’Istituto bancario”.

Condividi con: