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Il Dogma della Trinità

Il Dogma della Trinità

Il vero testo di Matteo 28:19

Un testo molto citato dai trinitari per sostenere la loro dottrina è Mt 28:19, in cui il risuscitato Yeshùa avrebbe dato, stando all’attuale testo biblico, questo comando ai suoi discepoli “Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Questa formula trinitaria è uno dei presunti pezzi forti dei trinitari. Eppure questo passo pone un grande problema, perché se quel comando fosse genuino si dovrebbe dire che tutta la prima chiesa vi disubbidì in massa. Troviamo infatti nella Bibbia che il battesimo fu sempre amministrato nel solo nome di Yeshùa e che mai fu utilizzata quella formula.
La verità è che quella formula non risale a Yeshùa. La formula originale doveva essere: “Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel mio nome”. Così infatti fece la prima chiesa, come ampiamente attestato nella Scrittura. Evidentemente qualche scriba trinitario manipolò il testo. Di ciò abbiamo un’autorevole testimonianza: Eusebio di Cesarea (265-340), vescovo e scrittore greco, definito uno dei “padri della chiesa”, il quale aveva posizioni simili a quelle di Ario (256-336). Ario era un teologo che professava il puro monoteismo, insegnando il Dio uno e unico, eterno e indivisibile e, di conseguenza, che Yeshùa – in quanto “generato” – non poteva essere considerato Dio allo stesso modo del Padre proprio perché la natura divina è unica; essendo infatti un “figlio” (e quindi “venuto dopo” di Colui che lo ha generato), Ario spiegava che non poteva essere co-eterno al Padre, essendo la natura divina di per sé eterna e indivisibile. Il Figlio, dunque, come attesta la Bibbia, è in posizione subordinata rispetto al Padre. Ario fu scomunicato nel 300.
Eusebio di Cesarea aveva la stessa posizione. Ai primi del 20° secolo lo studioso Fred. C. Conybeare analizzò le citazioni di Mt 28:19 fatte da Eusebio. Costui conosceva bene il testo mattaico, quello genuino, perché nelle sue opere più recenti e molto spesso (ben diciassette volte), Eusebio cita Mt 28:19 sotto questa forma: “Andate e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel mio nome”. Le due citazioni più interessanti si leggono nella sua Dimostrazione evangelica. Nel primo passaggio (in, 6, PG 24, col. 233) Eusebio cita integralmente Mt 28:19 compreso il seguito del testo: “[…] insegnando loro a rispettare tutto ciò che io vi ho comandato”. Nel secondo passaggio (ibidem, col. 240) prima cita le parole “andate, fate discepoli in tutte le nazioni”, poi commenta lungamente l’espressione “nel mio nome”, dando prova di averla letta bene nel testo biblico. È dunque certo che Eusebio conosceva la forma genuina del testo mattaico, che conteneva “nel mio nome” e che non era ancora stata manomessa modificandola in “battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”.
Questa testimonianza di Eusebio di Cesarea è resa ancora più certa perché è sostenuta dall’apologeta Giustino di Nablus (100-162/168), filosofo cristiano. Nel suo Dialogo con Trifone, composto verso il 150, in 39,2 egli scrisse che se Dio ritardava il suo giudizio finale lo faceva sapendo che ogni giorno “alcuni, essendo stati fatti discepoli nel nome del suo Cristo”, abbandonavano la via dell’errore. Queste ultime parole mostrano chiaramente che si trattava di pagani, come nel testo mattaico.
Nella forma genuina, attestata da Eusebio e da Giustino, il testo mattaico offre un buon parallelo con quello di Lc 24:47: “Nel suo nome si sarebbe predicato il ravvedimento per il perdono dei peccati a tutte le genti”. Luca, scrivendo per lettori non ebrei, rimpiazza il verbo “fare discepoli” con il più comune “predicare”.
In ogni caso la formula trinitaria di Mt 28:19, che non è genuina e autenticamente di Yeshùa, non costituisce neppure una prova per la dottrina della trinità, perché dalla formula manipolata non si può dedurre alcuna identificazione di Yeshùa con Dio e neppure che lo spirito santo sia una persona.

Fonte: http://www.biblistica.eu/viewtopic.php?f=5&t=218ssia

Inoltre, vedi anche le ricerche di: Nestle e Aland, e dell’Institut für neutestamentliche Textforschung (“Istituto per la ricerca testuale del Nuovo Testamento”) Perché? Perché, il testo di Nestle e Aland propone l´idea che questo versetto possa essere spurio, o non ispirato, e che Rabbi(Messyeh) in realtà non abbia mai pronunciato per esteso le parole contenute in quel versetto.

La nota in calce del NA27 dice che Eusebio di Cesaria, noto “Padre della Chiesa” vissuto tra il III e il IV secolo, riporta una versione diversa di Matteo 28:19. Secondo Eusebio, in una versione del vangelo di Matteo,il versetto direbbe in greco: “Poreuthentes matheteusate panta ta ethne en to onomati mou” che tradotto in italiano verrebbe reso: “Andate e fate discepoli di genti di tutte le nazioni nel mio nome”.

Gli studiosi dell´Istituto di Munster sono propensi a dare credito alle parole di Eusebio. Detto in maniera semplice, l´evidenza contenuta nelle Scritture sembra dare ragione ad Eusebio. Perché?

Un primo indizio lo si trova confrontando il finale del Vangelo di Matteo con il finale del Vangelo di Luca. Le parole pronunciate dal Rabbi in Matteo 28:19 sono state pronunciate in circostanze diverse da quelle pronunciate in Luca 24:46-49. Infatti, Matteo 28:16 dice che Gesù era in Galilea con i suoi discepoli, mentre Luca 24:50 dice che Gesù e i suoi discepoli erano vicini a Betania. Nonostante questa differenza, é ovvio che sia Matteo che Luca pongono le ultime parole pronunciate da Gesù nei rispettivi vangeli come “le ultime volontà” del Rabbi (Maestro) prima che egli se ne vada. Cosa possiamo comprendere confrontando i due finali?
Il finale del vangelo di Luca conferma la versione di Eusebio, in quanto Luca 24:46-49 dice: “ Poi disse: «Sì, così fu scritto, e così è stato: il Messia doveva soffrire, morire e risorgere dalla morte il terzo giorno, e nel suo nome sarebbe stato predicato il pentimento e la remissione dei peccati a tutti i popoli, cominciando da Gerusalemme. Voi avete visto avverarsi queste profezie. Ed ora manderò su di voi lo Spirito Santo, come promise mio Padre. Ma non cominciate ancora a predicare agli altri; rimanete in città, finché lo Spirito Santo non venga a fortificarvi con la potenza del cielo”. (La Parola è Vita) Queste parole, che dovrebbero essere le ultime parole del Rabbi prima di ascendere ai cieli, non contengono il comando di battezzare, ma di “predicare nel suo nome”, esattamente come scrive Eusebio. Inoltre, in questa circostanza il Maestro non usa la formula “nel nome del Padre, del Figlio e dello spirito santo”.

Va aggiunto che il vangelo di Marco non contiene nel finale nessun comando di battezzare. Nemmeno il vangelo di Giovanni contiene il comando di battezzare nel suo finale. Piuttosto, il vangelo di Giovanni contiene il toccante invito “ Intanto, tu seguimi! …”. (Vedi Gv 21:19,22) Gli studiosi Nestle e Aland si chiedono: se il Maestro avesse dato il comando di battezzare tutte le nazioni nel nome del Padre, del Figlio e dello spirito santo” non sarebbe logico ritrovare questo comando citato almeno una seconda volta nelle Scritture? Invece, su questo comando, oltre a Matteo 28:19, le Scritture tacciono.

Un secondo indizio che fanno ritenere spurio il versetto di Matteo 28:19 cosi come contenuto nelle copie delle Scritture attuali é il “fattore tempo”. Le parole di Matteo 28:19, sono state pronunciate al più tardi 40 giorni dopo la morte di Cristo. Infatti Luca 1:3 dice che Cristo fu visibile ai suoi apostoli come uomo solo per 40 giorni dopo la sua morte. Comunque, dalle Scritture noi apprendiamo che il paràkletos, l´entità della forza attiva nel quale i discepoli dovevano essere battezzati, in quel tempo ancora non era ancora arrivato sui discepoli, e quindi lo “spirito santo” non aveva ancora battezzato nessuno. Infatti, Atti 1:4,5 riporta le parole del Rabbi, che dice “Durante uno di questi incontri, mentre stava a tavola con loro, Gesù ordinò agli apostoli di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di aspettare che lo Spirito Santo scendesse su di loro e s’adempisse così la promessa di Dio Padre, di cui lui stesso aveva parlato. Giovanni battezzava con acqua», ricordò loro Gesù, «voi, invece, fra pochi giorni, sarete battezzati con lo Spirito Santo! (La Parola è Vita).

Quando vengono pronunciate le parole di Matteo 28:19, i discepoli erano ancora su un monte della Galilea, dove avevano incontrato Cristo. Successivamente si recano a Gerusalemme dove aspettavano la Pentecoste. (Vedi Atti capitolo 2). Quindi, necessariamente, le parole di Atti 1:4,5 sono successive a Matteo 28:19. Si comprende che, quando il Maestro avrebbe detto in Matteo 28:19 di “battezzare nel nome dello spirito santo” non c´era ancora nessuno “spirito santo” nel nome del quale battezzare. Messo quindi nel suo giusto contesto, il comando di battezzare nel nome del Padre, del Figlio e dello spirito santo suona del tutto anacronistico, come se fosse stato aggiunto “dopo” che il battesimo nella forza attiva divenne una pratica comune tra i cristiani.

Possiamo considerare un ulteriore aspetto. Secondo le Scritture, nel nome di chi venivano battezzati i nuovi discepoli? Leggendo le Scritture, notiamo che TUTTI i credenti, nessuno escluso, venne battezzato in acqua solo nel “Nome del Signore Rabbi”, e non nel nome del “Padre, del Figlio e dello spirito santo”. (Vedi i battesimi descritti in Atti 2:38; 8:16; 10:48; 19:5). Con questo modo di fare sono pienamente concordi le Scritture, che dicono in Atti 4:12 “Inoltre, non c’è salvezza in nessun altro, poiché non c’è sotto il cielo nessun altro nome dato fra gli uomini mediante cui dobbiamo essere salvati”. Il modo di battezzare in acqua dei primi cristiani, come leggiamo in tutti gli Atti degli apostoli, smentisce quindi qualsiasi pretesa che la frase di battezzare in acqua “nel nome del Padre, del Figlio e dello spirito santo” venisse praticata. I primi cristiani non hanno mai usato questa forma battesimale.

Cosa cambia questo dal punto di vista della nostra fede?

Dato che il battesimo nello Spirito Santo (paràkletos),è qualcosa che non dipende dalla volontà umana, nessuno è in grado sulla terra di battezzare nel nome dello Spirito Santo. Ecco perché il Maestro non può aver dato ai suoi apostoli il comando di battezzare nello “spirito santo”, ma disse piuttosto che tutti, compresi gli apostoli, sarebbero stati battezzati da questo spirito, come leggiamo in Atti 1:5 “Giovanni, in realtà, battezzò con acqua, ma voi [apostoli] sarete battezzati nello spirito santo fra non molti giorni”

Riassumendo, è altamente probabile che il versetto di Matteo 28:19, nella versione contenuta in tutte le copie delle Scritture del mondo, sia spurio, o non ispirato. La versione corretta non contiene né il comando di battezzarsi, né la formula “nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo..

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