Un monaco ostaggio dei jihadisti
Questo prete si chiama Jacques Mourad ed è stato per cinque mesi nelle mani dell’Isis. Adesso vive nel Kurdistan iracheno assieme ai cristiani sfollati dai terroristi. Mourad ha appena pubblicato in Francia il libro “Un moine en otage, le combat pour la paix d’un prisonnier des djihadistes”. Un monaco ostaggio dei jihadisti. E’ un documento impressionante sulla brutalità subìta dai cristiani finiti nelle mani degli islamisti. Dei più, non sapremo mai niente. Mourad è stato frustato, minacciato, torturato, umiliato. Ne traduco qualche brano. “Sono entrati all’improvviso. La flagellazione è durata una trentina di minuti. La frusta era composta da un pezzo di tubo da giardino e delle corde”. “Un uomo armato di pugnale è entrato nella nostra cella; ho sentito sul collo la lama del coltello e ho pensato che fosse iniziato il conto alla rovescia per la mia esecuzione. Si trattava solo di una messa in scena”. “Un giorno a Ramadan, uno sceicco di Aleppo viene a cercarmi. ‘Convertitevi all’Islam o vi taglieremo la testa’. E una marea di insulti: mi tratta da cane, eretico, traditore, crociato. Mi sento a pezzi. Sono passate diverse settimane da quando sono rinchiuso qui, senza vedere il sole o la luna, senza alcuna libertà. Vorrei chiedere ai jihadisti di massacrarmi per porvi fine una volta per tutte. La morte mi sembra più dolce di questa prigionia opprimente”. Ma ancora più terribili sono le pagine in cui Mourad racconta di come ha consigliato ad alcuni dei suoi parrocchiani, padri di famiglia, di fingere di abiurare il cristianesimo per salvare mogli e figli.